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"Cattiva maestra televisione"

La sera del 4 giugno 2001 si sono riuniti i soci del Centro Nuovo Umanesimo per trattare il tema: “Cattiva maestra televisione”.

All’inizio della serata si festeggia la costituzione del Centro in Associazione, avvenuta il 31 maggio davanti al notaio.

Si passa poi a scegliere il tema per gli incontri che avranno luogo a partire da settembre e si decide di parlare della “responsabilità”, si decide anche che il tema farà da filo conduttore e verrà articolato in varie accezioni.

Si passa poi alla lettura del brano introduttivo di Giancarlo Bosetti all’opuscolo di Condry e Popper “Cattiva maestra televisione" pubblicato dalla rivista Reset nel 1994.

In quell'opuscolo, Karl Popper, teorico della società aperta e uno dei maggiori interpreti del pensiero liberale, sottolinea con allarme la minaccia che un uso sconsiderato del mezzo televisivo rappresenta per le giovani generazioni: aumento di comportamenti violenti, confusione tra realtà e finzione, crescita abnorme di miti e divismi, squilibri nella vita politica, inquinamento del discorso pubblico, questi sono alcuni degli effetti negativi della prolungata esposizione ai messaggi televisivi che Popper individua.

Di fronte a questa situazione il filosofo della società aperta aveva addirittura pensato alla possibilità di ricorrere alla censura, in seguito ha mitigato la propria proposta provocatoria invocando la realizzazione di una "patente" per chi fa tv, da rilasciarsi dopo approfonditi corsi che rendano i produttori di programmi televisivi consapevoli degli effetti che le trasmissioni operano sul pubblico e in particolare degli effetti sulle generazioni in formazione.

I presenti alla riunione, dopo la lettura del testo, sono sostanzialmente d'accordo con l'analisi popperiana ma aggiungono che non è semplice conciliare la libertà delle nostre società con un intervento censorio. Condividono l'idea della realizzazione di corsi di formazione per produttori di trasmissioni tv, ma pensano anche che sarebbe opportuno realizzare corsi anche per gli utenti televisivi, perché i telespettatori che sono dotati di strumenti critici sono più impermeabili agli influssi negativi che la tv può esercitare su di loro.

Viene fatto osservare anche che il discorso sulle trasmissioni televisive, prive di senso morale, spesso violente e diseducative, si ricollega al discorso di Umberto Galimberti sul proliferare della tecnica , secondo Galimberti, infatti, il progresso tecnologico porta con sé un abbattimento di tutti i limiti etici, la tecnica - egli dice - non riconosce altre limitazioni che non siano quelle date dai risultati dei propri esperimenti.

La tecnica ha ucciso ogni possibilità di umanesimo, secondo Galimberti, quindi ogni possibilità di identificare una morale comune e di conseguenza anche il senso della responsabilità. Non a caso negli ultimi tempi anche i responsabili di atti delittuosi gravissimi sono stati scarcerati e giudicati non perseguibili. Il senso di responsabilità si sta allentando in ogni campo perché non esistono più regole comuni che facciano da parametro e da freno, il proliferare in questi ultimi venti anni di trasmissioni televisive che non hanno più limiti nel mostrare scene violente, trasgressioni di ogni genere, non fa che riflettere questa situazione complessiva.

I presenti però non si riconoscono nelle conclusioni pessimistiche di Galimberti il quale, constatando la morte dell'etica, non vede via d'uscita.

Un senso della morale, una nuova etica forse potranno rinascere proprio dal confronto fra tutti coloro che si pongono il problema e hanno fiducia nella possibilità di individuare norme e valori condivisi.