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La tragedia di New York (2)

La sera del 15 ottobre 2001 si sono riuniti i soci del Centro Nuovo Umanesimo.

Si decide di proseguire la discussione sulla tragedia di New York, perché, una delle socie che non era presente alla riunione precedente, ha espresso delle riserve sulle conclusioni del verbale e sull’articolo di Terzani che era stato letto.

A suo parere la conclusione cui giungeva Terzani citando una frase del Budda, e cui sembravano aver aderito anche i presenti alla discussione precedente, “L’odio genera solo odio, all’odio bisogna rispondere con l’amore”, era una affermazione troppo teorica e utopistica, e, in generale, nell’articolo, Terzani sembrava quasi abbracciare il punto di vista dei terroristi per demonizzare gli Stati Uniti, sottolineando solo le atrocità compiute da questi ultimi.

La discussione riprende dunque da questa affermazione, riportata, purtroppo, perché la socia che aveva espresso la riserva non è potuta ancora essere presente.

Qualcuno sostiene che probabilmente le riserve sono state espresse perché, senza aver sentito direttamente il discorso, non si è capito che il piano della discussione era di tipo etico e non politico, come d’altra parte deve essere in un Centro Nuovo Umanesimo che si pone come obiettivo principale una riflessione sui fondamenti etici del vivere, e non desidera presentarsi come un partito politico.

E’ chiaro che è più facile trovarsi d’accordo quando si trattano problemi educativi che quando si sconfina su terreni politici. Qualcuno osserva che certamente non ci piacciono i bombardamenti sull’Afghanistan, ma è difficile apprezzare chi, nei nostri paesi, inneggia a Bin Laden e appoggia gli estremisti integralisti. Un altro aggiunge che, se, come dice Terzani, oggi gli islamici, eredi di una tradizione culturale e politica antichissima si sentono umiliati dallo strapotere e dall’arroganza dell’Occidente, anche noi italiani, eredi dell’antica grandezza romana, potremmo rivendicare una perduta supremazia. Viene fatto osservare, però, che i paesi arabi possiedono la fondamentale risorsa necessaria ai paesi sviluppati rappresentata dal petrolio e questo dà loro la forza di sentirsi indispensabili.

Può disturbare che loro si nascondano dietro a Dio per condurre le loro guerre, ma qualcuno osserva che la strumentalizzazione del concetto di guerra santa non è stata solo islamica ma anche occidentale.

Si ricorda infatti che è stata fatta circolare la voce che nelle macerie delle torri sono state ritrovate delle croci rimaste miracolosamente intatte, e si ricorda ancora che il primo a usare il termine Crociata è stato proprio Bush. Inoltre ad alcuni non piace la strumentalizzazione della TV italiana che ha mandato in onda proprio in questi giorni uno sceneggiato sulle Crociate. Anche se, qualcuno sottolinea, da quello sceneggiato emergeva chiaramente che anche le Crociate medievali sono state condotte più per motivi di interesse che per spinte religiose.

Si ribadisce che è difficile in circostanze così pressanti distinguere la morale dalla politica perché la difesa della nostra stessa incolumità ci rende più facile schierarci e abbandonare il livello morale espresso, ad esempio, dall’articolo di Terzani.

Qualcuno osserva che un effetto positivo della tragedia è stato il fatto che gli Americani sono stati sbalzati dal loro piedistallo, ma ad alcuni sembra invece che la tragedia abbia contribuito ad aumentarne l’orgoglio.

Certo gli Americani erano finora riusciti a tenere la guerra fuori dal loro territorio e a sfruttare gli altri popoli anche attraverso guerre sanguinose, ma hanno contribuito a difendere la libertà del mondo occidentale.

Alcuni non concordano con questa affermazione e invitano a riflettere sul significato profondo del termine libertà, sostenendo che in realtà la libertà del sistema capitalistico è nata in un ben preciso momento storico, quando con l’Illuminismo, la borghesia cominciava ad avanzare delle pretese nei confronti della nobiltà ormai in decadenza ed aveva bisogno della libertà di commercio.

Prima di allora non si parlava di “libertà”; nella società medievale, ad esempio, il singolo amava sentirsi un ingranaggio di un tutto molto più grande del quale si sentiva parte, sentendosi anche protetto.

La libertà borghese è necessaria al “mercato”, ci si deve sentire liberi di comprare ciò che si vuole, anche se sappiamo che i mezzi di informazione di massa ci condizionano pesantemente.

Inoltre l’eccesso di liberismo e le conseguenti privatizzazioni hanno portato in America anche a dei casi limite che possono mettere in pericolo il Paese e il mondo intero. Come nel caso della privatizzazione della USEC che arricchisce l’uranio per realizzare i componenti di base per bombe atomiche e centrali nucleari e che ha avuto anche l’incarico di portare fuori dalla Russia il materiale nucleare delle vecchie testate sovietiche per trasformarlo in uranio a basso arricchimento per le centrali elettriche. La USEC, però, in nome del proprio interesse, non ha ritirato il materiale sovietico che avrebbe contribuito ad abbassare i prezzi in America e questo crea una situazione pericolosa per il mondo intero. Il Congresso Americano si sta quindi domandando se non sia il caso di procedere ad una rinazionalizzazione.

L’oscillazione tra libertà e condizionamento per noi Occidentali si gioca sul filo di un meccanismo che ci obbliga a consumare, mentre in molti paesi islamici la popolazione soffre la fame.

E’ chiaro che la condizione delle donne nell’Islam sotto i Talebani è drammatica, ma si osserva che non è neppure libera la donna occidentale che muore sottoponendosi a liposuzione o a diete ferree perché si sente obbligata a modellare il proprio corpo sulle immagini che televisione e pubblicità finiscono con il far diventare l’unico modello accettabile.

Viene anche fatto notare che le donne islamiche saranno sottoposte all’uomo e in alcuni casi prive delle libertà per noi più elementari come guidare la macchina e studiare, ma anche la condizione della donna “emancipata” occidentale che lavora fuori casa, in casa e deve anche occuparsi dei figli, pare a volte una sorta di schiavitù, per non parlare di situazioni di vera e propria schiavitù come quella delle ragazze albanesi costrette a prostituirsi perché vengono obbligate a farlo da gente senza scrupoli, ma anche perché tra i rispettabili occidentali, molti non disdegnano di diventarne “clienti”.

In conclusione si ritiene che, per affrontare adeguatamente le difficili situazioni che la "nuova guerra" ci proporrà, come d'altra parte per affrontare con i dovuti strumenti le imprevedibili vicende alterne dalla vita, più che dibattere per sapere se noi siamo filoamericani o filoislamici, la strada da seguire è quella di un rafforzamento spirituale, di un'acquisizione di strumenti di saggezza che ci diano la forza di sopportare anche momenti difficili e dolorosi.