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La responsabilità (3)

La sera del 20 gennaio 2001, alle h 21, si riuniscono i soci del Centro Nuovo Umanesimo.

La prima parte della serata è dedicata all’esame di questioni organizzative legate alla gestione del Centro. Si prende poi in esame il brano dal titolo Responsabilità e solidarietà, tratto da J.Gaarder, V. Hellern, H. Notaker, Il libro delle religioni, Neri Pozza Editore, (pp. 286-295) che era già stato visto sommariamente nell’incontro precedente.

Ci si sofferma sui principi etici indicati:
- Ama il tuo prossimo come te stesso
- Comportatati con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te.
- Devi agire in modo che le tue azioni producano la maggiore felicità possibile nel maggior numero possibile di persone
- Dovrai sempre agire in modo che la regola su cui basi le tue azioni debba poter essere una regola comune.
- Dovrai considerare un uomo come un fine in se stesso, e non come un mezzo per raggiungere qualcos’altro.
Si osserva che molti dei giovani oggi non conoscono queste norme e non le rispettano, ma che anche gli adulti che dovrebbero dare il buon esempio spesso non lo fanno.
Se pensiamo che oggi i politici si comportano esattamente all’opposto dei principi indicati, come possiamo stupirci se i giovani non li seguono?

Anche la scuola che dovrebbe contribuire a stimolare la riflessione sul rispetto dell’etica, spesso segue programmi antiquati e soprattutto metodologie che non sono in grado di stimolare l’interesse dei giovani. Alcuni di noi pensano che a volte sarebbe utile ad esempio, partire dalla lettura del quotidiano, dai problemi che i ragazzi vivono ogni giorno, per poi collegarsi al patrimonio culturale del passato.
Qualcuno osserva che i professori a volte sono schierati politicamente. Un altro ribatte che è impossibile non essere in qualche modo schierati, solo in epoca fascista si pretendeva che la scuola fosse “apolitica”, proprio quando, invece la scuola era uno dei primi veicoli di indottrinamento.

Un professore anche se non dichiara esplicitamente le proprie idee, riesce sempre a condizionare gli allievi attraverso il modo che ha di presentare le proprie materie. Anzi, chi non esplicita le proprie posizioni, spesso rende ancora più difficile agli allievi una eventuale difesa da un indiretto condizionamento.
Anche il primo principio morale esposto, “Ama il tuo prossimo come te stesso”, sembra ad alcuni oggi più che mai di difficile applicazione e anacronistico, perché l’egoismo appare dominante. Tutti ci preoccupiamo essenzialmente del nostro interesse, e non ci importa se la realizzazione del nostro interesse calpesta gli altri.

In realtà, però, un atteggiamento più altruistico sembrerebbe più produttivo non soltanto per una nostra serenità personale, ma anche in campo educativo.
Viene ricordato il libro pubblicato di recente da Paolo Di Stefano che raccoglie alcuni reportage scritti dal giornalista dopo la tragedia di Novi Ligure, nei quali egli descrive dieci famiglie di vari luoghi italiani.
Si nota che la famiglia che incontra meno difficoltà con i figli adolescenti è quella siciliana nella quale i genitori sono entrambi impegnati nel sociale e nella lotta contro la mafia.
In quella famiglia, i figli, invece di contestare i genitori, li ammirano e hanno assimilato la loro disposizione altruistica verso il mondo esterno.

Si riprende in esame la massima Kantiana : Agisci sempre in modo che la norma che ti spinge possa essere universale. Si dice che effettivamente questo principio dovrebbe essere alla base delle nostre azioni anche nei piccoli gesti della vita quotidiana. Se io butto della carta per terra in strada, significa che non ho rispetto né per me stesso né per gli altri. Gettandola, autorizzo chiunque a fare altrettanto, e se tutti buttassero le carte per strada la città diventerebbe un immondezzaio.
In parte questo è quello che accade oggi, perché il “menefreghismo” è contagioso, e l’imitazione consente di crearsi delle false giustificazioni: “Lo fanno tutti, allora posso farlo anch’io! Una carta in più o in meno per terra cosa vuoi che cambi!”
Discorso naturalmente poi applicato anche ad altri campi, dal pagamento delle tasse, al rispetto della segnaletica stradale a questioni morali ben più significative.
Viene ricordato un episodio accaduto ad uno del gruppo che una sera tardi in metropolitana ha sorpreso dei ragazzi che imbrattavano i vagoni.
Invece di tacere egli li ha rimproverati e invitati a smettere.
Oggi però, per lo più, regnano l’indifferenza e la paura, per cui si preferisce lasciar fare e non intromettersi. Le norme morali sembrano esistere solo per essere trasgredite.
Questo ci spinge a continuare il nostro lavoro per stimolare la riflessione su questi argomenti sia in piccoli gruppi, sia attraverso conferenze, pubblicazioni o altro.