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Problematiche dell'adolescenza

Lunedì 12 marzo 2001, alle h 21, si sono riuniti i soci del Centro Nuovo Umanesimo.

All’inizio dell’incontro si decide di riservare la serata del 9 aprile alla discussione dello Statuto del Centro (che viene distribuito) in vista della prossima costituzione dell’associazione davanti al notaio. Quella sera si parlerà anche di un eventuale gruppo di adolescenti, vista la richiesta della figlia di uno di noi e l’interesse di altri ragazzi.
Vengono poi distribuiti il verbale n° 8 e la storia del Centro.

In questo incontro si sarebbe dovuto trattare il tema del razzismo, ma, nei giorni precedenti la riunione, stampa e televisione avevano dato grande rilievo ad alcuni violenti fatti di cronaca (l’uccisione di una giovane diciassettenne da parte di un compagno di scuola nel cortile della scuola stessa; l’uccisione di madre e fratello da parte di una ragazza aiutata dal fidanzato) e si era creato un clima di ansia e di angoscia. Partendo da questi episodi, i media si erano accaniti proprio nel presentare l’adolescenza come età estremamente fragile e problematica.
Si è pensato allora di affrontare questi temi partendo dalla lettura di un articolo tratto da La Repubblica del 14-2-2001: “Ritratto dei nuovi adolescenti, fragili, soli, vittime di troppi ‘sì’”di Maria Stella Conte.

Alcuni ritengono che l’angoscia che ha dominato le famiglie nei giorni precedenti l'incontro fosse stata in gran parte generata dall’uso distorto che i media hanno fatto degli episodi di cronaca. Episodi isolati e causati, almeno nel caso di Novi Ligure, da una probabile patologia.

Se le notizie avessero avuto meno spazio, sia sui giornali, sia alla televisione, certamente l’impatto emotivo sarebbe stato meno intenso e l’angoscia conseguente non ci sarebbe stata.

Si sottolinea che in questo modo i media danno un’immagine molto negativa del mondo, e, in questi casi, in particolare dei giovani e contribuiscono a togliere loro la speranza nel futuro e nei sentimenti positivi che pure esistono ma non vengono divulgati dall’informazione.

I giovani sono privati oggi delle illusioni che ancora nutrivano le generazioni passate, sono viziati e accontentati in tutte le loro richieste materiali, ma, non essendo abituati alle frustrazioni, di fronte alle prime difficoltà si arrendono e, soprattutto, sono privi di speranze nel futuro e di illusioni. Il sentirsi anonimi burattini nelle mani di occulti e palesi potenti, spesso li spinge ad assumere comportamenti provocatori e distruttivi, sia nei confronti degli oggetti (graffiti, vandalismi), sia nei confronti di se stessi (piercing, tatuaggi, fumo, droghe), sia nei confronti di altri (rapine di oggetti che rappresentano degli status symbol..).

Tutti questi gesti inoltre assumono una valenza di protesta contro il mondo che gli adulti offrono ai giovani.
Un mondo nel quale la ricchezza e il potere sembrano muovere ogni ingranaggio ed essere le sole cose che contano.

Qualcuno obietta che il piercing da noi è visto come autolesionistico ma in alcune culture non è vissuto come tale.

Il disagio dei giovani è soprattutto etico, perché, come già si è detto più volte, mancano i punti di riferimento che ci consentono di distinguere il bene dal male.

Si osserva che proprio per questo, la violenza oggi è gratuita e priva di senso (pensiamo ad esempio ai lanci di sassi dal cavalcavia) mentre fino a qualche decennio fa la violenza aveva una giustificazione ideologica. In guerra, ad esempio, una volta individuati i nemici, non solo era lecito uccidere, ma era addirittura necessario, obbligatorio.

Oggi invece la violenza è soprattutto ingigantita dai media con degli effetti senz’altro significativi sugli spettatori, tanto che ormai ci sembra sia ovunque. Sui posti di lavoro, per esempio, assume l’aspetto del “mobbing”, ed è molto difficile sottrarvisi.

Si sposta poi l'attenzione su una parte dell'articolo di Repubblica che dice che i ragazzi sono "fragili, disorientati, soli, spaventati dalla sofferenza e con l'ansia precoce di dover vincere….". Si sottolinea, a commento, che effettivamente oggi i ragazzi spesso hanno paura del dolore, sia fisico sia morale, non sono infatti abituati né allo sforzo né alle frustrazioni perché gli adulti, sia a casa, sia a scuola, non li abituano né all'uno né alle altre.

Da ultimo viene comunicata l'avvio di una nuova serie di incontri per un nuovo gruppo a partire dalla mattinata di sabato 31 marzo.

L'incontro si conclude alle h 23 e 15.